Dopo l'ennesimo episodio di intolleranza, nello specifico lo striscione apparso in via Nizza contro la nuova pista ciclabile e prontamente fotografato e pubblicato su tutti i quotidiani di martedì scorso, a cui fortunatamente la creatività e l'intelligenza di un amico ciclista ha risposto con un circostanziato e per nulla polemico post su facebook; vorremmo dare anche noi voce alle opinioni pro mobilità sostenibile e di consenso agli interventi volti al miglioramento della ciclabilità, partendo dal presupposto che tutto è perfettibile, ma che da qualche parte si deve pur cominciare e che se vogliamo allentare la pressione sul TPL (trasporto pubblico locale) i ciclisti urbani devono aumentare ed i percorsi a loro dedicati devono esser messi in sicurezza.
Vi invitiamo a scrivere e/o commentare i post che pubblichiamo su FB sulla pista ciclabile di via Nizza per controbilanciare tutte le critiche e lamentele che vengono pubblicate dalle rubriche come Specchio dei Tempi, che ha risposto alla seconda richiesta di pubblicazione della prima delle lettere riportate qui sotto, dichiarando difficoltà a pubblicare lettere a sostegno della cosiddetta “mobilità sostenibile” perchè ne arrivano davvero poche e loro si limitano a registrare l’umore della città. O dipenderà forse dal fatto che i ciclisti urbani rispetto al numero totale degli utenti siano una percentuale trascurabile e quindi non degna di attenzione? E' proprio vero che fa più rumore un albero che cade, piuttosto che una foresta che cresce.
Seguono le 2 lettere inviate e non pubblicate da Specchio dei Tempi (quella di Laura in verità è stata pubblicata da Repubblica). In entrambe vengono ribaditi concetti quali la tolleranza e la convivenza civile di tutti gli utenti della strada
Continua la campagna negativa nei confronti delle scelte dell'Amministrazione comunale a favore della mobilità sostenibile ed in particolare verso le ciclabili. Vengono sistematicamente, anche sulla vostra rubrica, riportate lettere di lamentazioni e mai di riscontri positivi, sul lento ma costante modificarsi delle abitudini di spostamento dei Torinesi. In qualità di ciclista urbana e socia della sezione torinese (Bici&Dintorni) della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), vorrei semplicemente far notare a tutti che la scelta di usare la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, è anche un modesto contributo al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile promossi dall' agenda per il 2030 delle Nazioni Unite, in particolare partecipando alla riduzione dell’inquinamento, al mantenersi in salute e liberare lo spazio urbano da destinare alla socialità. Inoltre, in questo periodo di pandemia e necessità di distanziamento sociale, chi usa la bicicletta lascia liberi spazi sul trasporto pubblico locale e contribuisce alla riduzione del traffico privato. Senza alcuna volontà di prevaricazione nei confronti degli altri utenti delle strade cittadine, ma rivendicando il diritto a pari dignità di ogni mezzo di trasporto e soprattutto a muoversi in sicurezza. Laura B.
“Mi sorprende come il vostro giornale dedichi spazio ripetutamente, ad articoli apertamente critici circa le iniziative che a Torino facilitano la mobilità alternativa di ciclisti e monopattini. La strada è di tutti gli utenti, ci sono spazi e dispositivi di sicurezza riservati alle auto ed ai pedoni, perché non ce ne dovrebbero essere per bici e monopattini? Sono un ciclista ma anche un automobilista, può essere fastidioso fermarsi per fare passare una bici, ma non deve sfuggire il fatto che ogni bici o monopattino in più son 5 metri di coda in meno ai semafori cittadini. Sembra poco, ma moltiplicato per 100 fa 500 metri, ed il numero si fa interessante. Inoltre in questo anno disgraziato di Covid19, bici e monopattini offrono una alternativa sicura agli utenti degli affollati trasporti pubblici, che altrimenti andrebbero ad incrementare il numero di auto private.
E' vero, bici e monopattini sono molto indisciplinati, anche gli automobilisti non scherzano comunque, e lo sarebbero di più se non avessero una targa che li rende facilmente identificabili. Ma il rimedio è semplice...più contravvenzioni anche a ciclisti e monopattini, e forse più spazio sui media come il vostro all'importanza dell'educazione stradale anche per la mobilità leggera, invece che segnalare solo l'apertura di nuovi spazi per le due ruote, per suscitare sdegno e consenso nel pubblico più numeroso degli automobilisti.
Appartengo ad una generazione nata e cresciuta in un mondo dove il mito dell'automobile veniva esaltato e inculcato con ogni mezzo, ma da anni si attuano politiche sfavorevoli all'auto privata, i motivi sono molti ed ormai evidenti. Sarebbe auspicabile che un giornale importante come il vostro contribuisse ad invitare all'equilibrio tra i vari mezzi di spostamento in città, e ne favorisse la convivenza.” Giancarlo C.
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